C‘è un uomo seduto sulla riva del torrente, immerso fino alle ginocchia nell’acqua.
Riflette sul percorso che lo ha portato da un piccolo appartamento di città fino
alla Buca dei Gamberi, si domanda come sia riuscito ad uscire dal labirinto
della modernità per vivere qui, nella Valle del Falterona con la compagna,
le figlie e gli amici, “sospeso tra la dimensione del sogno e quella reale”.
Ecco la domanda che fa a se stesso: “Com’è che io, al contrario dell’acqua,
ho scelto di risalire i monti controcorrente, fino a insediarmi qui in una piega
dell’Appennino?”
Ma è solo un uomo? Eppure nel suo discorso volano libellule turchesi, sciami d’api,
aironi, camminano formiche e tarli, si muovono nel vento ontani, castagni, noccioli,
attorno ai suoi piedi scorre l’acqua con i gamberi.
Fra le sue mani sente la presenza della zappa, del grano, delle cipolle rosse,
dei fagioli, dei pomodori, della cera, del miele, della legna.
(Dalla postfazione di Etain Addey)